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Perché gli haters odiano? I meccanismi psicologici dell'odio online

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Lo so tu non hai bisogno dello psicologo, ma potresti aver bisogno di capire chi sono gli haters e quali sono i meccanismi psicologici alla base che li muovono?

COSA INTENDIAMO CON IL TERMINE HATER?

Siamo in grado di capire chi sono gli haters e cosa li spinga a voler far male alle persone? Si qualcosa sappiamo, ma prima una piccola spiegazione per chi non conoscesse il termine hater, che potremmo tradurre letteralmente in italiano con quello di odiatore. Il termine hater viene utilizzato per indicare una persona che pubblica online contenuti offensivi, discriminatori o incitanti all'odio nei confronti di un’altra persona o di un gruppo di persone con lo scopo di ferirle.

Ti prego di non farti fuorviare dal fatto che parliamo di un fenomeno online, perché questo genera drammatiche conseguenze nel mondo reale. Secondo un articolo del 2023 pubblicato sul sito "The Conversation", si stima che le morti causate dagli haters siano ogni anno nel mondo tra le 10.000 e le 50.000, quasi tutte per suicidio. Anche se molti credono che questo numero sia sottostimato, in quanto spesso è difficile stabilire un nesso causale diretto tra fenomeni di odio online e la morte di una persona.

Ma decidiamo di dare per buona la stima inferiore, quella di 10.000 morti l’anno a causa degli haters e confrontiamola con il numero stimato di morti che ogni anno vengono causati dalla droga, che sono 500.000. Un semplice calcolo matematico produrrà il seguente risultato: per ogni 50 persone morte per droga, c’è una persona morta suicida a causa di fenomeni di odio online.
Spero che questo ti aiuti a mettere nella giusta prospettiva la gravità del fenomeno.

CHI E' L'HATER?

Partiamo subito con il rispondere alla domanda che più mi ha spinto a interessarmi al tema: chi è l’hater? Per rispondere a tale quesito cito uno studio pubblicato nel 2022, dal titolo emblematico “Who are haters?”. Tale studio ha preso in esame 2,5 milioni di tweet contenenti frasi d’odio, cercando di stabilire se esistessero delle caratteristiche in comune tra gli autori di questi commenti.

I dati sono piuttosto esaustivi e sconfortati, per me che mi identifico nel genere maschile. Infatti è proprio il classico prototipo dell’uomo occidentale a rappresentare l’hater medio. Il 95% degli haters è infatti risultato essere un uomo, di età compresa tra i 20 e i 35 anni, di etnia caucasica per cui con colore della pelle bianca, con istruzione medio bassa e con un reddito basso.

E come mai proprio questa fascia specifica di popolazione è maggiormente incline all’odio? Anche qui per rispondere mi baso sui risultati di uno studio dal titolo “Factors Associated with Online Hate Acceptance” pubblicato nel 2022 che giunge alle seguenti conclusioni.

L’hater è un uomo medio nell’accezione peggiore del termine, insoddisfatto della propria trasparente esistenza, il quale cova intensi sentimenti di rabbia e frustrazione verso la società, che gli ha negato a suo avviso di affermarsi o che non ha riconosciuto le sue grandi capacità (e aggiungo io che probabilmente non possiede). 

Una persona totalmente incapace di riconoscere le sue responsabilità e mediocrità, che decide di sfogare questi vissuti di angoscia su piattaforme online, dove si sente protetto dall’anonimato e dal senso di impunibilità che questo garantisce.

I bersagli preferiti dove dirigere l’odio sono persone o gruppi che ritiene minacciosi, dannosi o lontani dai modelli che lui riconosce come gli unici corretti. Modelli impregnati di maschilismo, razzismo e omofobia, per cui tutto ciò che è diverso viene vissuto come sbagliato e che merita dunque di soffrire e di sparire.

Il fenomeno degli haters settoriali

Ma se questi risultati offrono una comprensione generale del fenomeno, va anche detto che esistono degli haters che definirei settoriali, ossia odiatori che si attivano esclusivamente in un certo settore o ambito, in cui percepiscono di avere competenze o qualità superiori alla media, il che li pone nella posizione di potersi esprimere come meglio credono.

Un esempio di settore specifico è quello sportivo, in cui l’ hater appare come non tanto mosso da una rabbia verso il diverso, ma piuttosto da sentimenti di frustrazione, odio e invidia rispetto atleti o figure in generale che sono da lui percepite come non migliori di lui, ma che hanno ottenuto molto più di lui.

Detto semplicemente l'hater pensa: "Io ero o sono più bravo di te. Ho più competenze di te ma non ce l’ho fatto per colpa di X,Y,Z. Mentre tu che vali meno di me sei lì e per questo ti odio." 

Nonostante i vissuti alla base dell’odio possano apparire diversi, una lettura clinica profonda giunge sempre alla medesima conclusione, così come evidenziato dallo studio del 2022 di Kumari et al., il quale ha esaminato 67 studi pubblicati tra il 2015 e il 2019. Parliamo di un vissuto narcisistico, in cui la persona si ritiene convinta di possedere qualità o competenze superiori alla media e che solamente fattori esterni come sfortuna e mancanza di raccomandazioni gli hanno impedito di raggiungere la fama.

È evidente dunque come vi sia una incapacità di gestire la frustrazione del fallimento, dell’angoscia generata dal mancato riconoscimento delle altre persone di queste qualità eccelse che è convinto di possedere. Allora chi ce l’ha fatta in un campo dove l’hater si percepisce come eccellente, viene vissuto come il nemico da abbattere e da distruggere, perché "io sono migliore di te e se non ce l’ho fatta è anche per colpa tua."

Alla fine aveva ragione Freud quando 120 anni sosteneva che noi odiamo o chi possiede una qualche caratteristica che non ci piace di noi stessi e che rivediamo in lui, o chi ha qualcosa che noi vorremmo avere ma che non abbiamo.

una riflessione conclusiva

Spero di essere riuscito a trasmetterti l’idea che quando ricevi un commento d’odio hai a che fare con una persona mediocre, che invidia ciò che sei, che vorrebbe essere al tuo posto ma che non ne è all’altezza. Una persona che ha stabilito da sola di essere competente in un determinato ambito, senza che nessun altro gli riconosca questo merito.

Quando qualcuno ti critica per qualcosa che fai cerca sempre di verificare se chi è realmente competente in quel settore ha espresso giudizi negativi su di te. Scoprirai che quasi mai questo è accaduto. Quando ti odiano, in quel momento tu sei come uno specchio per loro, non stanno vedendo te, ma il loro fallimento.


Grazie per aver condiviso con me questo viaggio nell’universo della mente umana. Se ti piace questo progetto puoi supportarlo seguendomi su Instagram e Spotify. Tu non hai bisogno dello psicologo, ma io ho bisogno di te. 

Info sull'autore

Mi chiamo Marco Borgese e sono uno psicologo, PhD student presso l’Università degli studi di Salerno, psicoterapeuta ad approccio strategico integrato e sono certificato come practitioner EMDR ed esperto in Mindfulness MBSR.
Collaboro come mental coach con atleti di alto livello, troverai nel sito alcune testimonianze, collaboro inoltre nell'atletica con la velocità delle Fiamme Gialle e la Vero Volley, mentre in passato ho collaborato con la Stella Azzurra basketball.
Sono docente presso il corso Uefa Pro dell'Università del calcio di Coverciano, nel Master in psicologia digitale di Idego e nel Master Giunti in psicologia dello sport.

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